RETROGRADO
“Non ho abbastanza tempo per scrivere, mi serve tanto tempo per sviluppare la psicologia dei personaggi e per fare le ricerche legate agli aspetti quantomeno logistici della faccenda, e devo andare a lavorare. Studiare non è un problema anzi aiuta, ma vorrei che lo scrivere diventasse il mio lavoro. Mi sono sempre detta che non fosse necessario pubblicare per vivere nella scrittura, sottovalutavo un sacco l’aspetto economico” “E come la fa sentire questa cosa?” mi chiede la mia terapista con parole molto più tedesche di queste. “Male, frustrata e finisco per sfogarmi con dei post su facebook a cui solo mia madre mette mi piace” “Quindi per lei è molto importante il giudizio degli altri in questo ambito?” “Sì, beh vorrei che lo scrivere la finisse di essere un esercizio narcisistico ma portasse qualcosa di meglio…..certo se continuo a non aprire un blog, o a fare sport….. “E stamattina come si è sentita? Ha scritto qualcosa?” “Sì, e mia madre ci ha messo mi piace” . Quella mattina in realtà era andata bene; avevo ballato, in quella maniera felicemente introversa che non ti fa vedere cosa succede intorno a te, tipo cosa sta ai tuoi piedi. Poco prima che Luca sbattesse la porta uscendo di corsa con in mano dei fogli appena stampati per le prove, ero riuscita persino ad inciampare su un marsupio anti-nazisti che mi avevano regalato qualche settimana fa. Stavo ascoltando i CCCP e mi era parsa una cosa metaforicamente divertente. Per di più, prima di entrare nel disordine del salotto, mi ero stranamente svegliata bene, propositiva nonostante il cielo grigio, e avevo fatto anche qualche esercizio per il collo non appena alzata dal letto.