LATOURDEFORCE ↹ OOO
Il sistema non troppo complesso del salotto appariva funzionale. Se non ci fossero state le piante ad ammazzare almeno un po’ di CO2, la puzza di piedi e di chiuso sarebbe stata letale ; i volantini a terra servivano a ricordarsi di determinati principi, così come il marsupio nero. La tecnologia era sul tavolo, un pc in standby che segnalava l’imperitura presenza della realtà virtuale. La ragazza e il ragazzo condividevano una serie di spazi e passavano il tempo principalmente nella camera da letto e nel salotto. Anche per questo motivo sembrava così vivo. I ragni alla finestra spaventavano le zanzare, la polvere serviva a far starnutire la ragazza così da farle ricordare che deve tirare l’aspirapolvere altrimenti il sistema collassa. La stampante quella mattina non stava funzionando, senza una precisa ragione, ma quei fogli bloccati avrebbero causato una serie di vibrazioni negative che avrebbero deviato i movimenti della ragazza che in quel momento stava ballando i CCCP. Un piede scivola sul marsupio, e lei si ritrova schiena a terra. I fogli della stampante si spostano di qualche centimetro mentre il ragazzo tira con tutte le sue forze, i volantini invece si alzano leggermente per l’onda d’urto ma rimangono a terra. La ragazza si alza, si sistema le cuffie ma si stanca di lì a poco perché le cuffie non funzionano bene coi bassi. La stampante decide di nuovo di funzionare e il ragazzo, una volta stampato ciò che gli serve, fugge via, sbattendo la porta. Il sussulto della ragazza è immediato. Se non ci fosse il tavolo, potrebbe anche danzare in quella parte del salotto, dove forse non scricchiola così tanto e dove se non altro non ci sono troppi volantini. Basterebbe spostarli, ma l’accidia vince su tutti i sistemi. Spostare il tavolo è comunque da escludere. Senza tavolo non potrebbe scrivere con la schiena dritta e avrebbe sempre il mal di schiena e sarebbe molto più irascibile e finirebbe col dover vivere da sola e stentare a sopportarsi. Le sedie la sopraelevano mentre scrive, e questo le piace fino a che non sono troppo alte e le permettono di toccare in terra, altrimenti partono le paranoie. L’equilibrio, nonostante la caduta, pare ristabilirsi e forse è il momento per scrivere. Il computer è però una fonte infinita di distrazioni, incide sulla qualità della vita e sulla bilancia università-lavoro-vita sociale. Inizia a scrivere. Una folata di vento le pizzica il naso facendola starnutire “Dovrei pulire, e pure fare sport” esclama, ma in realtà la folata non ha niente a che vedere con la sua vita. Sua madre le ha lasciato qualche commento su facebook e lei è contenta, nonostante Facebook, come anche La Cultura, esista fino ad un certo punto. Forse ciò che non esiste è ciò che ci prende di più perché ci somiglia. La ragazza sente un vuoto, come se le avessero levato la sedia, come se non ci fosse più il tavolo e i volantini non coprissero più gli scricchiolii della casa assai vecchia. Le relazioni sono diverse a seconda dei muri che le circondano. Si alza e, poco dopo, lascia il sistema per andare a discuterlo anche se sa che non può realmente mai sottrarsene.