No-cioè raga non potete capì. Questa si alza e si mette a ballare. Ma così, eh, mica per un motivo. Pare una roba di Tik Tok e invece è proprio di fuori. Che la gente a Berlino è strana beh ma così. No-cioè, si alza, balla e va in salotto come se niente fosse. No-cioè, non so se fa colazione ma no, cioè in pijama. Ma lo sapete che vuol dire ballare in pijama? Sfi-ga-ta.No-cioè il salotto è un casino che non vi potete neanche immaginare. Pieno di roba per terra. No-cioè pure i volantini che saran lì da non so quanto. Il tizio invece, no-cioè raga peggio. Sta lì ad incazzarsi con la stampante come se fosse una persona. No-cioè concio a bestia pure questo. Deve stampare delle robe, fa dei versi strani. E poi, no-cioè questo raga è tipo il top del top, è tipo la corona del Burger King, è la tipa che no-cioè inciampa. Fa un volo da Paperissima, una figura di merda colossale, no-cioè. Bassina e magrina ma un botto eh, no-cioè, non sapete quanto ci ho riso. Non avete idea. Su un marsupio, no-cioè un marsupio politico, una roba con su scritto “No-cioè i nazi no però”. Poraccia che poi magari si è fatta pure male non lo so. No-cioè e poi lui che fa? Sbatte la porta e esce. Mi pareva in pijama ma non lo so come si veste sta gente che si atteggia. Ho fatto qualche foto e l’ho postata su Snap anche se ormai non lo usa più nessuno. Madò che ridere. E lei sta lì e pare che no-cioè, davvero? Pare che le pigli male. Un lo so che cacchio c’entra ma le piglia male si vede. No-cioè e quindi va su Facebook che dai via Facebook è da vecchi. Sta lì e guarda che l’ha likata solo su madre. Che roba patetica no-cioè. E poi che ti fa? No-cioè si ferma e si mette a guardà la finestra. No, cioè è estate a Berlino e questa si deprime al pc. Apre dei file scritti lunghi e non tocca la tastiera, no-cioè raga questa ha ancora l’agenda! Dice sta a fà una challege. Controlla qualcosa e poi si mette veloce le scarpe e esce. No-cioè, io ste cose mica le voglio vedere. Mi pare di perdere il mio tempo con ste storielle depresse out. No-cioè che senso aveva? Spiegatemelo.
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#quenauchallenge #esercizidistile #sincopi #42
SINCOPI
Lagazza si sveglia un po’ franata, con unana voglia di crareemuosi. Prende in mano il celllare, le cuffie e a tutto volme cocia ad atare i CCCP. Vole scarcare tutta qlla ergiaednza come una bacnteinestsi. Non stdio, non lavro, non gurdo la tv, non cmplto le parle. Mntre si cinta in questa attivtà solitanteestrana al suo ritale mattuno, mntre il sle di Agsto splnde dlla finstra del balcne, il suo razzo imprca cntro la stamte che nn sta fando il suo dvere. È smpre più spsso di frtta, e si riva a dover organzare gli sparti per la bnd all’ultmo minto. In qullo stesso minto la rgazza incimpa su un marspio e fa un bl tnfo nel saltto. Da qundo si sno trariti asseme la casa è pna di amreedicas. Da qundo in estte hanno parcipato ai bantti pr la sensilizzazione sul tma mgrazioniemediterrano, sono rimsti a trra tansimi vlantini e gadget. Il marspio è uno di qusti, è mlto carno, nro con una scritta rsa: “Si vve meglio senza i nazsti”. La sctta è in tedsco perché ci trovmo a Brlino. Nel mzzo di quste presazioniggrafiche un po’ intili, il razzo se ne è andto sbatndo la prta. La razza, dalla sa nova protiva, si chiede se l’incimpare su quell’ogtto aba un qulche signicato simblico. Crca lo Zitgist ma quello è cme le rezioni stali, mntre lo crchi non lo trovi, poi un grno dal nlla ti acrgi che ci sei, si al scuro, nel to essere contemraneo. Acnde il pc, dice smpre che non ha iltmpoperscrire mentre in raltà è che non ha la tsta. Si snte spsso sla, anche se non pssa molto tempo da sla, è una soltudinestrna, che fonde la mannza alla potica. Si arrbbia spsso e non sa se la gnte che le conglia di aprre un blg sia in buna fde o mno. Ma le pice scrvere, qunto a sa mdre pace likrla da lonno. Mmmamimnca, dirà di lì a pco alla psiloga che la sgue, snza comnque mi raggerla del tutto.
#queneauchallenge #esercizidistile #aferesi #41
AFERESI
La gazza si glia n po’ stornata, con na na glia di creare e muoversi. Prende n no l lulare, le fie e a utto lume mincia d scoltare i CCP. Vuole ricare ta la nergia e danza me na cante in stasi. Non dio, non avoro, non guardo la tv, non nizio le role. Mentre si menta n questa tività litamente stranea l suo tuale mattutino, mentre l le di gosto splende la nestra del cone, l suo gazzo mpreca contro la stampante che non sta cendo l suo vere. È sempre più so di ta, e si ritrova a dover ganizzare gli titi per la band l’ltimo nuto. n lo stesso nuto la gazza ciampa su n supio e fa n bel fo nel lotto. Da do si no sferiti sieme la sa è piena di more e di caos. Da do n state no tecipato i chetti per la sibilizzazione sul ma grazioni e diterraneo, no masti a ra tissimi lantini e gadget. l supio è no di sti, è molto carino, nero con na scritta sa: “Si ve glio senza i zisti”. La scritta è n desco perché ci viamo a lino. Nel mezzo di queste cisazioni geografiche n po’ nutili, l gazzo se ne è ndato tendo la ta. La gazza, dalla sua nuova spettiva, si chiede se l’ciampare su l’getto bbia n che gnificato bolico. ca lo Zeitgeist ma lo è me le lazioni bili, tre lo chi non lo rovi, poi n no dal nulla ti corgi che ci sei, sei l curo, nel tuo sere temporaneo. cende l pc, ce sempre che non ha l po per vere mentre n realtà è che non ha la sta. Si sente spesso sola, nche se non sa molto po da la, è na litudine strana, che de la canza la litica. Si rabbia spesso e non sa se la gente che le siglia di prire un blog sia in na fede o no. Ma le piace vere, quanto a sua dre piace likarla da tano. ma mi nca, rà di lì a co la cologa che la segue, senza munque mai giungerla del to.
#Queneauchallenge #esercizidistile #apocopi #40
APOCOPI
L ragazz s svegli un po’ frastorna, con un stran vogli di crea e muov. Prend in man il cellula, le cuffi e a tut volum comin ad ascolta i CCCP. Vuol scarica tutt quell energi e danza com un baccan in estas. Non studi, non lavor, non guar l tv, non finisc l parol. Mentr s ciment in quest attivit solitamen estrane al su ritual mattuti, mentr il sol di Agost splend dal finestr de balcon, i su ragazz imprec contr l stampan che non sta facen il su dover. È sempr più spess di frett, e si ritrov a dove organizza gli spartit pe la band all’ultim minu. In quell stess minut l ragazz inciamp su un marsupi e fa un bel tonf ne salot. D quand si so trasferi assiem la cas è pie d amor e d caos. D quand in estat han partecipa a banchet pe la sensibilizzazio su tema migrazio e mediterrane, so rimast a terr tantiss volantin e gadget. I marsupi è un d quest, è molt carin, ner con un scritt ros: “S viv megl senz i nazi”. L scritt è in tedesc perché c trovia a Berlin. Nel mezz d quest precisazio geograf un po’ inutil, i ragazz s n è andat sbatten l port. L ragazz, dall su nuov prospetti, s chied s l’inciampa s quell’ogget abbi un qualch significa simbolic. Cerc l Zeitgeist ma quel è com l relazion stabil, mentr l cerch non l trov, po un gio da nul t accor che c sei, se al sicur, nel tu esse contempora. Accend i pc, dic sempr che non ha i temp pe scrive mentr in real è che non ha l test. S sent spess sol, anch s non pas molt temp d sol, è un solitudi stran, che fond la mancan all politic. S arrabb spess e non sa se l gent che l consigli d aprir un blog sia in buon fed o men. Ma le piac scriv, quant a su madre piac likarl da lonta. Mamm m manch, dirà d l a po al psicolog che l segue, senz comunq mai raggiunger de tut.
#queneauchallenge #esercizidistile #canzone #37
CANZONE
La fanciulla si sveglia
col sole di Berlino
ed una strana voglia
di ballare un casino.
Non studia, non lavora, non guarda la tv.
Vorrebbe sempre scrivere
ma a volte è troppo giù.
E mentre dice questo
si sente un po’ mancare,
veloce su un marsupio scivolare
che da uno sfondo nero dice mesto:
“Il vivere è migliore
Senza svastiche e aguzzini”
Ed ella si fa onore
Rialzandosi in calzini.
Il compagno d’altro lato
fallendo lo stampare,
corre via arrabbiato
mettendosi ad urlare.
La fanciulla si sveglia
col sole di Berlino
ed una strana voglia
di piangere un casino.
Lì sola la si vede
del nulla lamentarsi.
Al materno mi piace
è breve l’aggrapparsi.
La nostalgia non c’è,
la terapia è l’illusione
e si fa presto a dire
se questa è una canzone.
In fondo della metrica
si riesce a farne senza.
Ciò che non può mancare
è ora e sempre Resistenza.
#queneauchallenge #esercizidistile #imperfetto #36
IMPERFETTO
Si svegliava la ragazza, ogni mattina. Si svegliava col sole in fronte e la voglia di ballare, a volte. Si metteva le cuffie in testa e iniziava a muoversi sulle note dei CCCP. Non studiava, non lavorava, non guardava la tv ma inciampava. Inciampava in quelle sorti assidue ed insidiose che la vita le poneva di fronte, e sui marsupi. “Si viveva meglio senza i nazisti” c’era scritto sopra l’ostacolo. L’imperfezione era la bellezza della giornata, l’errore la speranza che mancava per completare il tutto. Il ragazzo si lamentava, la stampante non funzionava ma la luce di quell’Agosto Berlinese soleggiava. Nel salotto l’entropia danzava, i volantini in terra li lasciava, la polvere imperversava. La ragazza oscillava le braccia nella sua danza della realtà. (Lo Zeitgeist che la osservava, da una comoda parentesi, e se la rideva). Capitolava al suolo, capitombolava sulla moquette. Così era se ci si alzava con quella frizzante energia di arte. Il ragazzo ancora si lamentava, doveva stampare e poi se ne andava, sbatteva la porta e rincorreva la produzione della giornata. Aveva le prove. Cosa erano le prove se non un bellissimo imperfetto? Era sola adesso e si sentiva mancare. Mancava cosa? Tentava di scrivere, di riempire con le parole il vuoto, si argomentava realtà parallele ma si sentiva comunque mancare. Succedeva spesso che le suonassero le orecchie e allora era l’altro, o che le facesse male la pancia, allora era lei. La mancanza, l’imperfetto, si dileguava a volte con dei mi piace di sua madre che leggeva le sue disperate odi, con qualcuno che leggermente la baciava sul viso prima di sbattere la porta o con le parole di sconosciuti specialisti. L’imperfetto era la paura, l’unico tassello mancante all’esserci, ma era anche la leggiadria dell’ignoto, la domanda a scelta multipla, l’ultima figurina per completare la crisi. Si guardava le mani che scorrevano veloci sulla tastiera abbracciando ogni typo con un panico barocco come quello di Achille che cercava Patroclo, come quello dell’imperfetto che cercava di abbracciare il presente.
#queneauchallenge #esercizidistile #quarantena #35
QUARANTENA
La ragazza si svegliò con un leggero mal di gola e una ormai sempre più frequente astenia. Cercò di ingollare la propria saliva e si rese conto che non era di certo grave. Quello che non avrebbe mai potuto sapere è se fosse o meno coronavirus. L’Agosto Berlinese era solare e tutti pensavano che avrebbe di lì a poco sconfitto la pandemia. Provò a muovere le gambe per vedere quante energie aveva. Anche se non poteva uscire di casa, poteva sempre ballare in salotto. Prese il cellulare e le cuffie e iniziò a muoversi sui CCCP. Non studio, non lavoro, non guardo la tv…ehm, in realtà le avevano dato l’home office e quando il VPN funzionava poteva portare il pane in casa. Le Università non avevano ancora riaperto e non aveva ancora ricevuto una valutazione per l’ultimo Hausarbeit sulla questione Migrazione nel Teatro Contemporaneo italiano. Non sapeva se il professore fosse morto, grande luminare purtroppo in fascia molto a rischio, ma sperava di no o avrebbe dovuto rimandare la sua laurea. L’egoismo dilagava da un pezzo, tutto era cominciato quando la gente aveva iniziato a nutrirsi di carta igienica. Erano diventati tutti dell’Afd e della Lega. Homo Homini Lupus, delle vere facce di merda. Qualcuno si era dato alla macchia ed era stato ritrovato nella foresta nera congelato di fronte all’ultimo esemplare di fornellino da camping ordinato con Amazon Prime. Il salotto era ancora cosparso di volantini anticapitalisti, ma ormai era tardi, il capitalismo aveva portato le mascherine usa e getta a costare 100 euro l’una e quelli senza assistenza sanitaria erano morti in casa, ma almeno circondati dai propri cari. La quarantena persisteva e la ragazza aveva già scritto un romanzo e un’altra raccolta di poesie, le sue piante stavano benissimo e la casa era abbastanza pulita e in ordine, sicuramente di più del periodo precedente. Non studio, non lavoro, non guardo la tv. La tv non la avevano mai avuta, ma col pc avevano accesso alla solidarietà digitale e a molti più bei film a scrocco del solito. Lo streaming illegale era praticamente divenuto inutile. Purtroppo i social continuavano con teorie complottiste ma lei aveva imparato a silenziare i deficienti ( senza levar loro l’amicizia) e alternava fasi di panico a fasi di profondo sviluppo personale. Ad un tratto inciampò su un marsupio e si ritrovò con la faccia a terra. “ Si vive meglio senza i nazisti” c’era scritto. In effetti, tra i nazisti e il Covid 19 non sapeva bene quale scegliere, ma probabilmente un marsupio contro un virus non avrebbe avuto molto senso perché i virus non sanno leggere e non hanno morale mentre…. Si rialzò e corse a lavarsi le mani in bagno. Poi le disinfettò con l’ultima goccia di Sagrotan conservata per settimane. La moquette rappresenta la Wuhan dei pavimenti in caso non vi fosse chiaro. Nel frattempo il suo ragazzo, la cui tosse persisteva ormai da mesi, stava cercando di non sputare sulla stampante tenendo la faccia nascosta nel gomito. Fuori contesto qualcuno avrebbe potuto dire che stava danzando Gangnam Style. Doveva correre via di lì a poco per prendere la razione di verdure della settimana. Senza neanche un ciao, il ragazzo si infilò la penultima mascherina, i guanti da giardinaggio e uscì a fare provviste. Lei rimase sola, ad osservare lo striscione ormai lercio con su scritto #ichbleibezuHause che il vento continuava a riportarle dentro e non fuori il balcone. Io resto a casa. Si ricordò quando aveva desiderato per il suo compleanno molto più tempo per scrivere. Aveva soffiato sulle candeline un dover aver meno a che fare con la socialità, con questa FOMO di cui la gente non aveva più finalmente il coraggio di parlare. Si sentì quasi in colpa, come se la pandemia l’avesse accesa lei spegnendo le sue 27 candeline. Ma un conto è sperare in una lunga vacanza in una baita in Svizzera, un conto è una pandemia. Forse la torta non aveva capito bene perché era tedesca. Si mise a scrivere al pc, le arrivò la notifica di alcuni mi piace di sua madre e le scese una lacrimuccia. Non la vedeva da quando avevano chiuso i confini ma almeno la sentiva tutti i giorni e sapeva che stavano tutti bene. Non vedeva l’ora di riabbracciarla per dirle: “Eh grazie alla quarantena spero che tu abbia finalmente avuto il tempo di leggere i miei esercizi di stile fino in fondo”. La psicologa la aspettava su Skype, a breve ci sarebbe stata la seduta settimanale in cui si sarebbe continuato il tema: “Le persone con disturbo di ansia generalizzato sono le migliori a gestire periodi di crisi perché a loro la vita è sempre parsa una continua ed esagerata emergenza”.
#queneauchallenge #esercizidistile #passatoremoto #33
PASSATO REMOTO
Si alzò, si stiracchiò e iniziò a ballare. Ascoltò e riascoltò i CCCP e nel frattempo sorrise ad una mattinata di sole tedesca. La scrittrice la fece poi inciampare, con quel controllo remoto della realtà che unici gli esseri scriventi ebbero sugli esseri scritti. Nell’altra stanza si sentì un grido di rabbia. Un ragazzo non fece funzionare il collegamento fra il wifi e la stampante e quella non stampò. Come in un telefono senza fili i due si salutarono, bambinescamente senza sentirsi. D’un tratto si trovò sola, l’essere scritto, con un marsupio e qualche volantino. Si incupì, si rattristò, e non capì bene il perché. Qualcuno scrisse sul marsupio ove inciampò: “Si visse meglio senza i nazisti”. La solitudine la prelevò e la portò con sé, molto indietro e senza la remota possibilità di salvarsi. A quel punto anche la scrittrice si sentì chiamata in causa ed entrambe si lacerarono nel tentativo di dividersi. “Fummo connesse, alla nascita”. La madre mise mi piace, nuovamente, ad un post; le due si sentirono sopraffatte da quel sentimento di governo dall’alto e immigrazione. Ma il sole splendette e splendè senza tregua. La ragazza che cadde, desunse e si dispiacque di non riuscire nella solitudine. “Mi sentii interconnessa ma senza il controllo della situazione” descrisse in terapia ore dopo. “Non è che non volli scrivere, è che non valsi abbastanza a me stessa”. Berlino tacque ma non l’assolse.
#queneauchallenge #esercizidistile #presente #32
PRESENTE
Si sveglia, si stiracchia, guarda davanti a sé ed inizia a ballare. Danza, danza, danza, la ragazza danza nella realtà fino al salotto. È mattino, è Agosto, è a Berlino. La ragazza si sente presente, fra gli oggetti della casa. Grounding. Tocca la parete ruvida del muro, la maniglia fredda della porta, il leggero tessuto del pigiama e, sotto, il suo corpo caldo. Delinea le curve che trova e poi si spettina i capelli, li porta verso l’alto e li fa scorrere fra le dita. Grounding. Qui e ora. Prende il cellulare e si mette ad ascoltare i CCCP. L’odore è di chiuso e di resina. I suoni del traffico sono molto lontani, solo un ticchettio dalla stanza adiacente. Balla, balla, balla, nel mezzo del divano, morbido fino ai ¾, del severo tavolo in legno, del mare di volantini e poi, nell’estasi, in quel completo esserci inciampa. Un marsupio nero con una scritta “Si vive meglio senza i nazisti”. È lo Zeitgeist che si diverte a fare gli sgambetti. “Maledizione!” urla l’altro che nell’altra stanza vuole stampare dei fogli. La stampante non funziona. Volano ancora più fogli e poi sbatte la porta. Quando l’altro se ne va di fretta, il presente la finisce di ballare e inizia a soffocare. La soffice moquette non è più un nido e l’abbandono è l’unica opzione. La solitudine da marsupio non si cura della fievole luce che viene dalla finestra, perché è tutta dentro la testa. Lontana dal materiale, la ragazza che non balla più, si avvicina al pc e inizia a scrivere. Non è più presente, ma si annulla in un corpo leggero dal collo rigido, si sente come in macchina nei lunghi viaggi. “Ci dobbiamo fermare?” le chiede la madre, dopo la seconda curva. La stessa madre che le mette i mi piace agli articoli da lontano. La ragazza sparisce lentamente, nei suoi pensieri e poi su un bus. Del presente rimane solo un pijama, gli ultimi oggetti sulla scrivania, gli appunti sul calendario, la tazza mezza piena, i documenti, la carta del cioccolato. La più grande menzogna è che il dasein si può gestire come una semplice allergia alla definizione- la ragazza-l’immigrata-l’italiana-la donna-la fidanzata-la studentessa- la figlia- la scrittrice-la bambina- quando in realtà un soggetto è continuamente costretto a rendersi estero per sopravvivere. E chi decide la gerarchia di questi spostamenti aleatori? Come i volantini che si spostano senza che ci sia vento nel salotto. L’altro? “Come si sente, adesso?” Presente non vuol dire contemporaneo.
#queneauchallenge #esercizidistile #passatoprossimo #31
PASSATO PROSSIMO
Si è alzata sul presto, si è stiracchiata, ha fatto gli esercizi per la schiena e ha iniziato a danzare. È passato poco tempo ed io sono stata lì a guardarla, quella me che ha fatto finta di non vedermi anche se è stata scritta da me. Ha acceso il cellulare ed ha ascoltato i CCCP. È passato tanto tempo dall’ultima volta. Poi mi ha inghiottita con il suo entusiasmo e sono divenuta la sua felicità. Il salotto di certo non è stato messo in ordine da nessuno, il pavimento è stato ricoperto di volantini. E un marsupio. Chi te l’ha regalato, personaggio felice? Il ragazzo nell’altra stanza ha bestemmiato, si è arrabbiato con la stampante e lei, il personaggio felice, è caduto per terra perché ha inciampato sul marsupio. Gli è stato regalato ad un festival di organizzazioni contro l’estrema destra, sopra è stato scritto “Si vive meglio senza nazisti”. Ha riso, ha riso un sacco. L’altro personaggio è però poi dovuto andare via e lei non ha più riso. Si è incupita, ha guardato la finestra di un Agosto Berlinese e ha pensato a tante cose contemporaneamente, ma al passato prossimo. Quel passato che non è andato via e si è incarcerato nelle nostalgie, quel passato che in realtà è stato un presente, un futuro e si è continuamente mischiato in un essere andata ed un essere tornata. Quel passato così prossimo che non ha mai svuotato la valigia. Ha contato i mi piace di sua madre, i giorni che sono spariti veloci e quelli che ha meravigliosamente costruito. Si è sentita spersa, io mi sono allontanata e ho continuato a guardarla da una comoda terza persona. Si è messa a scrivere, almeno così mi è parso, ed ha assaporato un’inconscia prossima estate. L’ho lasciata del tutto quando è salita sull’autobus. Mi è quasi venuto da piangere- l’ho vista cresciuta e decisamente a me più prossima.