PASSATO REMOTO
Si alzò, si stiracchiò e iniziò a ballare. Ascoltò e riascoltò i CCCP e nel frattempo sorrise ad una mattinata di sole tedesca. La scrittrice la fece poi inciampare, con quel controllo remoto della realtà che unici gli esseri scriventi ebbero sugli esseri scritti. Nell’altra stanza si sentì un grido di rabbia. Un ragazzo non fece funzionare il collegamento fra il wifi e la stampante e quella non stampò. Come in un telefono senza fili i due si salutarono, bambinescamente senza sentirsi. D’un tratto si trovò sola, l’essere scritto, con un marsupio e qualche volantino. Si incupì, si rattristò, e non capì bene il perché. Qualcuno scrisse sul marsupio ove inciampò: “Si visse meglio senza i nazisti”. La solitudine la prelevò e la portò con sé, molto indietro e senza la remota possibilità di salvarsi. A quel punto anche la scrittrice si sentì chiamata in causa ed entrambe si lacerarono nel tentativo di dividersi. “Fummo connesse, alla nascita”. La madre mise mi piace, nuovamente, ad un post; le due si sentirono sopraffatte da quel sentimento di governo dall’alto e immigrazione. Ma il sole splendette e splendè senza tregua. La ragazza che cadde, desunse e si dispiacque di non riuscire nella solitudine. “Mi sentii interconnessa ma senza il controllo della situazione” descrisse in terapia ore dopo. “Non è che non volli scrivere, è che non valsi abbastanza a me stessa”. Berlino tacque ma non l’assolse.