OMOTELEUTI
Una grigia mattinata, lei si sveglia impigiamata, forse un poco sollevata e se la balla spensierata. Un’estate soleggiata, se la scorda e di volata. La moquette impiastricciata, con volantini ricamata, le fa fare un’inciampata e rimane abbandonata. “Vivere coi nazisti, quella è proprio una cazzata” No, non è arrabbiata, ma di volantini un po’ malata, e poi ha preso una frescata. In una coppia, innamorata, vede lui -ma è una folata- che va via di buona andata. E la lascia amareggiata, la sua danzante amata. Se il pensare è un’ inculata, lo scrivere è una mazzata. Ecco che una spolverata, verrebbe anche apprezzata. La stampante relegata, da lui usata, bisfrattata. La ragazza è di ambasciata, la sua danza è soffocata, sta scrivendo affascinata di sua madre che, educata, sull’internet l’ha già apprezzata- e non perché è un’alcolizzata. Non si fosse allontanata, non sarebbe sì ambientata.
Al mattin la giovincella, che si alza bella bella, vede l’uomo che non fa più la penichella, ma alla stampante si ribella. Lei si alza, vestita da ancella, e va in cucina a mangiar la nutella. Ascolta la musica e le vien la ridarella. Un capitombolo però la cancella. Il giovanotto di sentinella- ovvero la sua anima gemella- alla stampante dà una spintarella e poi fugge alla chetichella, rombando di porta con la manovella. Dei volantini la cittadella, il salotto non si ribella. Quella ragazza vorrebbe scrivere una storiella, del marsupio per terra e della sua novella: “Senza nazi, la vita è mozzarella”. Il suo umore però urge barella, anche se la madre la crede una stella.