#quenauchallenge #esercizidistile #omoteleuti #24

OMOTELEUTI

Una grigia mattinata, lei si sveglia impigiamata, forse un poco sollevata e se la balla spensierata. Un’estate soleggiata, se la scorda e di volata. La moquette impiastricciata, con volantini ricamata, le fa fare un’inciampata e rimane abbandonata. “Vivere coi nazisti, quella è proprio una cazzata” No, non è arrabbiata, ma di volantini un po’ malata, e poi ha preso una frescata. In una coppia, innamorata, vede lui -ma è una folata- che va via di buona andata. E la lascia amareggiata, la sua danzante amata. Se il pensare è un’ inculata, lo scrivere è una mazzata. Ecco che una spolverata, verrebbe anche apprezzata. La stampante relegata, da lui usata, bisfrattata. La ragazza è di ambasciata, la sua danza è soffocata, sta scrivendo affascinata di sua madre che, educata, sull’internet l’ha già apprezzata- e non perché è un’alcolizzata. Non si fosse allontanata, non sarebbe sì ambientata.

Al mattin la giovincella, che si alza bella bella, vede l’uomo che non fa più la penichella, ma alla stampante si ribella. Lei si alza, vestita da ancella, e va in cucina a mangiar la nutella. Ascolta la musica e le vien la ridarella. Un capitombolo però la cancella. Il giovanotto di sentinella- ovvero la sua anima gemella- alla stampante dà una spintarella e poi fugge alla chetichella, rombando di porta con la manovella. Dei volantini la cittadella, il salotto non si ribella. Quella ragazza vorrebbe scrivere una storiella, del marsupio per terra e della sua novella: “Senza nazi, la vita è mozzarella”. Il suo umore però urge barella, anche se la madre la crede una stella.

#queneauchallenge #esercizidistile #distinguo #23

DISTINGUO

Un buondì (non di quelli motta, purtroppo) la ragazza (non di quelle che dicono “non sono come le altre” però eh) si alza banalmente dal letto (non di morte) e si sente felice (che comunque non è contenta) e inizia a ballare (ma senza la dittatura di una coreografia fissa) per la stanza (quindi non in giardino). Il ragazzo (non uno a caso, eh) sta cercando di stampare (non di ricopiare a mano) degli spartiti (che non sono tuttavia mai spariti). Deve andare alle prove (non del nove, presumibilmente, vista l’ora) e deve prendere tante cose con sé (ma non fa per tre). Si sente qualcuno inciampare su un marsupio (non di un canguro) e non si balla più. La cosa (e non la casa) si fa (che non vuol dire solo drogarsi) divertente  (no, non vuol dire che tutte le volte che apro parentesi devo fare quello). La ragazza vorrebbe scrivere (non guadagnare soldi con attività casuali con l’unico scopo di aumentare il capitale, e manco il suo) e fare arte (non solo metterla da parte). Mentre pensa (e non poco), il musicista (non di musica tonale però) se ne va. Lo spirito del tempo (non del tempio) le fa una carezza (non troppo violenta) e lei pensa a sua madre (non solo perché le mette sempre mi piace ai post che scrive) e alla materialità (che non vuol dire sempre immanenza) dei volantini (che non sono quei bambini che scappano sempre all’asilo e per riacchiapparli devi fare una volata). Mi sono dimenticata (non di proposito) di dire che è Agosto (non Ottobre, come pensate sempre voi sporcaccioni), siamo (non siete) a Berlino (che non è più divisa da un muro) e questo esercizio (non commerciale, che schifo) voleva essere solo polemico (e non politico, no) anche se sul marsupio c’è scritto ( e non inciso): “Si vive meglio senza i nazisti”.  

#queneauchallenge #esercizidistile #anagramma #22

ANAGRAMMA #22

La ragazza si sveglia e si mette a ballare i CCCP. Poi inciampa su un marsupio. Il ragazzo se ne va e lei si mette a pensare a sua madre.

Visi tesi. La gazza sbaglia a temere. Cacare necci, palline.

Supino un papa su marmo vale grezzo rame

Pisa ladra si sa atea: e si teme.

#queneauchallenge #esercizidistile #latourdeforce #21

LATOURDEFORCE ↹ OOO

Il sistema non troppo complesso del salotto appariva funzionale. Se non ci fossero state le piante ad ammazzare almeno un po’ di CO2, la puzza di piedi e di chiuso sarebbe stata letale ; i volantini a terra servivano a ricordarsi di determinati principi, così come il marsupio nero. La tecnologia era sul tavolo, un pc in standby che segnalava l’imperitura presenza della realtà virtuale. La ragazza e il ragazzo condividevano una serie di spazi e passavano il tempo principalmente nella camera da letto e nel salotto. Anche per questo motivo sembrava così vivo. I ragni alla finestra spaventavano le zanzare, la polvere serviva a far starnutire la ragazza così da farle ricordare che deve tirare l’aspirapolvere altrimenti il sistema collassa. La stampante quella mattina non stava funzionando, senza una precisa ragione, ma quei fogli bloccati avrebbero causato una serie di vibrazioni negative che avrebbero deviato i movimenti della ragazza che in quel momento stava ballando i CCCP. Un piede scivola sul marsupio, e lei si ritrova schiena a terra. I fogli della stampante si spostano di qualche centimetro mentre il ragazzo tira con tutte le sue forze, i volantini invece si alzano leggermente per l’onda d’urto ma rimangono a terra. La ragazza si alza, si sistema le cuffie ma si stanca di lì a poco perché le cuffie non funzionano bene coi bassi. La stampante decide di nuovo di funzionare e il ragazzo, una volta stampato ciò che gli serve, fugge via, sbattendo la porta. Il sussulto della ragazza è immediato. Se non ci fosse il tavolo, potrebbe anche danzare in quella parte del salotto, dove forse non scricchiola così tanto e dove se non altro non ci sono troppi volantini. Basterebbe spostarli, ma l’accidia vince su tutti i sistemi. Spostare il tavolo è comunque da escludere. Senza tavolo non potrebbe scrivere con la schiena dritta e avrebbe sempre il mal di schiena e sarebbe molto più irascibile e finirebbe col dover vivere da sola e stentare a sopportarsi. Le sedie la sopraelevano mentre scrive, e questo le piace fino a che non sono troppo alte e le permettono di toccare in terra, altrimenti partono le paranoie. L’equilibrio, nonostante la caduta, pare ristabilirsi e forse è il momento per scrivere. Il computer è però una fonte infinita di distrazioni, incide sulla qualità della vita e sulla bilancia università-lavoro-vita sociale. Inizia a scrivere. Una folata di vento le pizzica il naso facendola starnutire “Dovrei pulire, e pure fare sport” esclama, ma in realtà la folata non ha niente a che vedere con la sua vita. Sua madre le ha lasciato qualche commento su facebook e lei è contenta, nonostante Facebook, come anche La Cultura, esista fino ad un certo punto. Forse ciò che non esiste è ciò che ci prende di più perché ci somiglia. La ragazza sente un vuoto, come se le avessero levato la sedia, come se non ci fosse più il tavolo e i volantini non coprissero più gli scricchiolii della casa assai vecchia. Le relazioni sono diverse a seconda dei muri che le circondano. Si alza e, poco dopo, lascia il sistema per andare a discuterlo anche se sa che non può realmente mai sottrarsene.

#queneauchallenge #esercizidistile #animismo #20

ANIMISMO

Quella mattina i pochi raggi di sole di un Agosto berlinese lo svegliarono dolcemente. Era per terra sdraiato da qualche giorno, lui-il marsupio. Circondato da volantini politici con cui condivideva l’origine, si distingueva per il suo brillante color rosa su sfondo nero. Era molto di moda e lo sapeva, di essere più cool di ogni altro oggetto nella stanza. Peccato che non potesse quasi mai essere sfoggiato: date le sue piccole dimensioni, la sua padrona preferiva di gran lunga lo zaino marrone. All’improvviso nella quiete mattutina tutto iniziò a tremare. Il pavimento scricchiola ma non è un terremoto, è quella cretina in camicia da notte che si è messa a ballare. Il marsupio voleva tanto avere un voce e se l’avesse avuta avrebbe urlato “No, stupida idiota, guarda che cosa c’è sotto i tuoi piedi! Stai attenta, mi vedi? Perché non mi hai messo nell’armadio? Oppure portami fuori una benedetta volta, solo io, tu, il cellulare, qualche moneta e un libro di quelli piccoli. Non sarebbe bellissimo? Puoi naturalmente anche portare le cuffie ma ehi! Cosa fa….nooooooooooooooooooooooooooo. Il povero marsupio, tutto ammaccato, adesso si sentiva persino in colpa di averla fatta cadere, la cretina. Gli esseri umani non si scusano mai con gli oggetti, e sbagliano perché prima o poi questi si vendicano con un’ agency imprevista. Il marsupio non sa se in realtà è lui ad essersi fatto lasciare lì per farla inciampare oppure è stata la cretina ad abbandonarlo e poi ad inciamparci. La relazione Ragazza- Marsupio è sempre stata complicata, sin dall’alba dei tempi. C’è un altro umano che borbotta ma il suo raggio d’azione è molto lontano dal marsupio, e solitamente lui inciampa sul contrabbasso. Il marsupio sente dolore ovunque ma la ragazza continua a ballare. I due si salutano, gli u-mani, mentre lui- il marsupio- rimane lì, senza neanche una medaglia al valore per quella guerra quotidiana in solitudine. Vorrebbe coinvolgere qualche foglietto contro il populismo, o i batuffoli di polvere- sempre pronti a sfoderare l’attacco allergico, loro- ma sente che le forze lo stanno abbandonando e dovrebbe riposarsi. La cretina si è messa al pc, dice sempre che non ha tempo per scrivere ma poi in realtà ci sta delle ore, quindi il pericolo dovrebbe essere scampato, si può nuovamente stare tranquilli. E poi se il Marsupio si ricorda giusto, a breve dovrebbe andarsene per la sua seduta settimanale. “Animo, animo! Dovrei ma andarci io, dallo strizzacervelli!” vorrebbe dire il Marsupio ma non può perché non solo non ha voce ma nemmeno un cervello. Però, purtroppo per lui, pur nella sua marginale marsupialità, continua ad esistere.

#queneauchallenge #esercizidistile #negatività #19

NEGATIVITà

Non era sera nè pomeriggio: era mattino. Non presto, ma neanche troppo tardi per la capitale. No, non era a Londra e neanche a Parigi, bensì proprio a Berlino. Non erano due ma solo uno dei soggetti a ballare, di certo non a cantare. L’altro non ballava né cantava, ma si innervosiva. “Non trovo gli spartiti” diceva senza gridare. Il soggetto che non cantava ma ballava, oltretutto cadeva. Ma cosa non stava ascoltando? Non erano gli MGMT e neppure i M83, ascoltava i CCCP! “Oh, no! Che rabbia!”. Era inciampata non su un lego, non su una buccia di banana ma proprio su un marsupio dove non c’era scritto “Stasera faccio la brava” e neanche “You can’t do it” ma “Si vive meglio senza i nazisti” e non in inglese e neppure in italiano: in tedesco. Ad un certo punto ma non all’improvviso, è la porta e non la finestra a sbattere. Non la donna ma l’uomo se ne è andato, dopo aver preso a calci la stampante nonché la sedia. La donna, e non l’uomo, rimane a pensare ed ha una serie di pensieri non positivi. “Non dovrei perdere tempo così, non dovrei poi lamentarmi”. Non sono avvenimenti specifici, ma il nulla a farla incazzare. Neanche i mi piace di sua madre e i commenti della psicologa sembrano mitigare il negazionismo del quotidiano. “Non dovrei non fare sport e non aprire un blog”

#queneauchallenge #esercizidistile #parolecomposte #18

PAROLE COMPOSTE

In un berlingrigio primomattino un danzabarcollante essereononessere quietascoltava i CCCP in uno studiosalotto. Noncheneltempo si ruzzolosbellicò sopra un marsupial-politico oggetto nerorosa. Patapumpeteahahah. Esplosorrisi di zeitgeisticazzesca memoria. A guardarlo con frettapprensione un altro essereononessere di maggioralta dimensionstazza. Stava cercandurlando di frettastampare alcuni spartitristi. Poidiche si sente sbattervolare la ciaoporta e solo un essereononessere a starrimanere. L’E.O.N.E rimugindeprimendo le mancascrezioni del pensarscrivere, si immagischiaccia dei raccontastrazi per la psicologorroica memorta dove solasolitamente va. Maperò mammamorbidamente sente sollevapprezzamenti.

#queneauchallenge #esercizidistile #svolgimento #17

SVOLGIMENTO

Tema: Cosa ho fatto ieri

Oggi la signora Maestra ci ha detto di scrivere dei pensierini su cosa abbiamo fatto ieri.  Ieri mi sono alzata un pochino prima della sveglia. Mi alzo tutti i giorni alle otto, faccio colazione, mi vesto e vado a lavoro o a scuola. Dove lavoro imparo molte cose su come i ricchi si facciano pubblicità col computer, mentre a scuola parliamo spesso di teatro. Ieri però non dovevo fare nulla, quindi mi sono alzata con calma e ho fatto colazione e poi ho ascoltato delle canzoni. Mi piace ballare in salotto. Ieri dovevo anche mettere in ordine ma non l’ho fatto e sono rimasti per terra un sacco di fogliettini politici. Mentre ballavo sono caduta a terra. Per terra c’era anche un marsupio che mi hanno regalato, e io non l’avevo visto. Dopo essere inciampata, mi accorgo che il signore con cui abito è molto nervoso. Il signore deve stampare dei fogli. Gli chiedo per cosa e lui dice che è di fretta e deve andare alle prove. Dopo poco se ne va di corsa. Io ho acceso il computer e ho visto che mia mamma aveva commentato una cosa su internet che avevo scritto io. Ero molto felice, ma mi dispiaceva anche che non c’era il sole (c’è sempre poco sole qui a Berlino mentre a casa in Italia c’è quasi sempre) e non avevo molto tempo per scrivere. Mi piace molto scrivere. Ieri dovevo anche andare a fare la terapia, dove parlo dei miei problemi e di come mi sento e di come si sente l’Inneres Kind, che è il bambino piccolino che abita dentro di me . A volte mi piace, a volte no. Ieri la terapia mi ha fatta sentire meno triste. Siccome era Agosto e non c’è scuola forse mi sento più triste, non vedo l’ora che ricominci la scuola.

La morale di questo tema è che bisogna sempre mettere in ordine le cose altrimenti si cade.

#queneauchallenge #esercizidistile #altroaspettosoggettivo #16

ALTRO ASPETTO SOGGETTIVO

Oh no, è una di quelle mattine in cui non riesco ad avere pensieri felici. Si offuscano, fra gli incubi che ho avuto di notte e le musiche che riescono a rivangare ogni mio errore, ogni mia indulgenza, tutte le volte in cui non mi sono piaciuta. Il quotidiano diviene una catastrofe ma devo fare finta di stare bene, devo andare anche dallo psicologo e riuscire a fare altre tremila cose. Ma sono un individuo molto funzionale non ho bisogno di essere felice per essere produttiva. Mi concentro e cerco di dimenticarmi gli incubi, ma è come cercare di non pensare all’elefante rosa. L’elefante è lì e cerca di schiacciarmi. Cado a terra, inciampando su un marsupio, circondata dai volantini di una battaglia che stiamo perdendo, ma tanto l’umanità è un concetto blasfemo in sé. In cosa credo? Nel niente, nell’inciampare su personalità che vorrei fossero le mie, o forse lo sono, e l’autenticità non esiste. “Quando le è venuto l’ultimo attacco depressivo, Frau Rugai?”. Ma io non sono mica triste, sono solo stanca. Vorrei che il cervello si spegnesse e comincio a non riuscire neanche più ad ascoltare questa canzone dei CCCP. Sono ridicola, e me lo ripeto guardandomi allo specchio. Luca è sempre di fretta, e io mi sento abbandonata. Se ne va, mi bacia ma non sento nulla perché non ci sono. Se ne va, ma non riuscivo a sentirlo neanche prima, quando sto così metto in dubbio ogni cosa.  C’è polvere ovunque perché non pulisco, non so se è perché non ho tempo o per masochismo, per vendetta. La polvere è perfetta per descrivere questi momenti, non vedo l’ora che passi, che cominci ad avere la possibilità di reagire logicamente a quello che viene definito il mondo reale. Quello che è più reale è il mio voler scomparire, no, no, morire è troppo attivo. Io riesco solo a muovermi in formule passive, come la polvere, che si accatasta, si nasconde, ti fa starnutire. Come la polvere che nessuno sa come si è formata. Ma lo so che ora mi passa. Mia madre ha messo mi piace ad una mia cosa e io mi sento cattiva. Potrei stancarmi fino a cadere addormentata, e sperare di svegliarmi con un altro aspetto soggettivo e voglia di fare colazione.

#queneauchallenge #esercizidistile #aspettosoggettivo #15

ASPETTO SOGGETTIVO

Mentre ballavo ero di una felicità inaudita, quella mattina. Quelle volte in cui non ti importa se ci sia il sole fuori, può anche piovere per sempre perché tu hai il sole dentro, e brucia, euforicamente, senza senso. Mi scateno seguendo- solo quando voglio- la musica e il mio corpo sembra momentaneamente distaccarsi dal mio cervello. Non vedo l’ora di parlare con la mia terapista di come sto bene oggi! Mentre vaneggio sulla possibilità reale della felicità, inciampo su un bel ricordo. È nero e rosa, un marsupio di quelli che ora vanno tanto di moda, e a me lo hanno dato gratis! Mi ricordo l’erba che sapeva di infanzia, con tutti quei bambini che correvano con gli angoli della bocca sporchi di muffin. C’era qualche amaca ed era bello stare seduti al banchetto con gli attivisti, circondati da una bella atmosfera di solidarietà. C’era speranza. Il banchetto coi marsupi mi aveva regalato anche un poster e una caterva di adesivi e volantini che ancora ricoprivano come un tappeto di foglie in autunno il mio salotto. Stava finendo l’estate e Luca, come al solito, era in ritardo. Mi fa un sacco ridere vederlo mentre corre indaffarato, il compositore senza la percezione del tempo, il mio bianconiglio del quotidiano. Gli sorrido e lui mi da un bacino sulla punta del naso che mi riempie di quella sensazione che hanno i bombi quando vibrano e cercano di impollinare un fiore e fanno un casino della madonna. Poi se ne va e io rimango a volteggiare in quel mix di follia che blocca la produttività, quella follia che può solo portare da un’ idea all’altra, che scavalca le noiose organizzazioni mentali e fa perdere tutti gli autobus, uno dopo l’altro, ma nessun treno. Quella follia che dura poco ma allarga la vita, quel sentirsi come nell’arte, fini a se stessi. Lascio che youtube dai CCCP vada a finire dove vuole, non mi importa, sono pronta anche per ricordare il liceo, per risentire gli anni novanta e per guardarmi al di là dello specchio.