#queneauchallenge #esercizidistile #svolgimento #17

SVOLGIMENTO

Tema: Cosa ho fatto ieri

Oggi la signora Maestra ci ha detto di scrivere dei pensierini su cosa abbiamo fatto ieri.  Ieri mi sono alzata un pochino prima della sveglia. Mi alzo tutti i giorni alle otto, faccio colazione, mi vesto e vado a lavoro o a scuola. Dove lavoro imparo molte cose su come i ricchi si facciano pubblicità col computer, mentre a scuola parliamo spesso di teatro. Ieri però non dovevo fare nulla, quindi mi sono alzata con calma e ho fatto colazione e poi ho ascoltato delle canzoni. Mi piace ballare in salotto. Ieri dovevo anche mettere in ordine ma non l’ho fatto e sono rimasti per terra un sacco di fogliettini politici. Mentre ballavo sono caduta a terra. Per terra c’era anche un marsupio che mi hanno regalato, e io non l’avevo visto. Dopo essere inciampata, mi accorgo che il signore con cui abito è molto nervoso. Il signore deve stampare dei fogli. Gli chiedo per cosa e lui dice che è di fretta e deve andare alle prove. Dopo poco se ne va di corsa. Io ho acceso il computer e ho visto che mia mamma aveva commentato una cosa su internet che avevo scritto io. Ero molto felice, ma mi dispiaceva anche che non c’era il sole (c’è sempre poco sole qui a Berlino mentre a casa in Italia c’è quasi sempre) e non avevo molto tempo per scrivere. Mi piace molto scrivere. Ieri dovevo anche andare a fare la terapia, dove parlo dei miei problemi e di come mi sento e di come si sente l’Inneres Kind, che è il bambino piccolino che abita dentro di me . A volte mi piace, a volte no. Ieri la terapia mi ha fatta sentire meno triste. Siccome era Agosto e non c’è scuola forse mi sento più triste, non vedo l’ora che ricominci la scuola.

La morale di questo tema è che bisogna sempre mettere in ordine le cose altrimenti si cade.

#queneauchallenge #esercizidistile #altroaspettosoggettivo #16

ALTRO ASPETTO SOGGETTIVO

Oh no, è una di quelle mattine in cui non riesco ad avere pensieri felici. Si offuscano, fra gli incubi che ho avuto di notte e le musiche che riescono a rivangare ogni mio errore, ogni mia indulgenza, tutte le volte in cui non mi sono piaciuta. Il quotidiano diviene una catastrofe ma devo fare finta di stare bene, devo andare anche dallo psicologo e riuscire a fare altre tremila cose. Ma sono un individuo molto funzionale non ho bisogno di essere felice per essere produttiva. Mi concentro e cerco di dimenticarmi gli incubi, ma è come cercare di non pensare all’elefante rosa. L’elefante è lì e cerca di schiacciarmi. Cado a terra, inciampando su un marsupio, circondata dai volantini di una battaglia che stiamo perdendo, ma tanto l’umanità è un concetto blasfemo in sé. In cosa credo? Nel niente, nell’inciampare su personalità che vorrei fossero le mie, o forse lo sono, e l’autenticità non esiste. “Quando le è venuto l’ultimo attacco depressivo, Frau Rugai?”. Ma io non sono mica triste, sono solo stanca. Vorrei che il cervello si spegnesse e comincio a non riuscire neanche più ad ascoltare questa canzone dei CCCP. Sono ridicola, e me lo ripeto guardandomi allo specchio. Luca è sempre di fretta, e io mi sento abbandonata. Se ne va, mi bacia ma non sento nulla perché non ci sono. Se ne va, ma non riuscivo a sentirlo neanche prima, quando sto così metto in dubbio ogni cosa.  C’è polvere ovunque perché non pulisco, non so se è perché non ho tempo o per masochismo, per vendetta. La polvere è perfetta per descrivere questi momenti, non vedo l’ora che passi, che cominci ad avere la possibilità di reagire logicamente a quello che viene definito il mondo reale. Quello che è più reale è il mio voler scomparire, no, no, morire è troppo attivo. Io riesco solo a muovermi in formule passive, come la polvere, che si accatasta, si nasconde, ti fa starnutire. Come la polvere che nessuno sa come si è formata. Ma lo so che ora mi passa. Mia madre ha messo mi piace ad una mia cosa e io mi sento cattiva. Potrei stancarmi fino a cadere addormentata, e sperare di svegliarmi con un altro aspetto soggettivo e voglia di fare colazione.

#queneauchallenge #esercizidistile #aspettosoggettivo #15

ASPETTO SOGGETTIVO

Mentre ballavo ero di una felicità inaudita, quella mattina. Quelle volte in cui non ti importa se ci sia il sole fuori, può anche piovere per sempre perché tu hai il sole dentro, e brucia, euforicamente, senza senso. Mi scateno seguendo- solo quando voglio- la musica e il mio corpo sembra momentaneamente distaccarsi dal mio cervello. Non vedo l’ora di parlare con la mia terapista di come sto bene oggi! Mentre vaneggio sulla possibilità reale della felicità, inciampo su un bel ricordo. È nero e rosa, un marsupio di quelli che ora vanno tanto di moda, e a me lo hanno dato gratis! Mi ricordo l’erba che sapeva di infanzia, con tutti quei bambini che correvano con gli angoli della bocca sporchi di muffin. C’era qualche amaca ed era bello stare seduti al banchetto con gli attivisti, circondati da una bella atmosfera di solidarietà. C’era speranza. Il banchetto coi marsupi mi aveva regalato anche un poster e una caterva di adesivi e volantini che ancora ricoprivano come un tappeto di foglie in autunno il mio salotto. Stava finendo l’estate e Luca, come al solito, era in ritardo. Mi fa un sacco ridere vederlo mentre corre indaffarato, il compositore senza la percezione del tempo, il mio bianconiglio del quotidiano. Gli sorrido e lui mi da un bacino sulla punta del naso che mi riempie di quella sensazione che hanno i bombi quando vibrano e cercano di impollinare un fiore e fanno un casino della madonna. Poi se ne va e io rimango a volteggiare in quel mix di follia che blocca la produttività, quella follia che può solo portare da un’ idea all’altra, che scavalca le noiose organizzazioni mentali e fa perdere tutti gli autobus, uno dopo l’altro, ma nessun treno. Quella follia che dura poco ma allarga la vita, quel sentirsi come nell’arte, fini a se stessi. Lascio che youtube dai CCCP vada a finire dove vuole, non mi importa, sono pronta anche per ricordare il liceo, per risentire gli anni novanta e per guardarmi al di là dello specchio.

#queneauchallenge #esercizidistile #logo-rallye #12

LOGO-RALLYE (Istruzioni: inserire nel racconto le parole dote, baionetta, nemico, cappella, atmosfera, Bastiglia, lettera)

L’atmosfera è la solita tendente all’arancione. Sto ballando ma non è la mia dote, ecco, io so fare a scrivere, quello sì, ma il movimento mi è nemico. Tuttavia mi sono svegliata con la forza di prendermi la Bastiglia. Inciampo su alcuni volantini per terra, e sul marsupio che mi hanno regalato durante l’ultimo banchetto contro i populismi di destra e le politiche che fanno morire la gente in mare per mancate capacità organizzative. Perché poi il succo è quello. L’emergenza umanitaria è solo una mancata re-organizzazione, mancata per una serie di tornaconti che non sono neanche ideologici, bensì pure rivendicazioni psicologiche di gente che al potere non ci sarebbe mai dovuta arrivare, ma sarebbe dovuta rimanere a fare le gare a chi ce l’ha più grosso. E stiamo lì con Facebook a fare gli eventi, un sacco di artistico attivismo, ma il popolo non si sa più chi è. Abbiamo un po’ perso certe capacità organizzative, credo, in generale, come abbiamo perso quelle di orientamento perché tanto c’è google maps. Io penso a cose tipo la Bastiglia, mentre Luca cerca di stampare all’ultimo i fogli per le prove e se ne va, penso a come sarebbe una presa della Bastiglia ora qui, ad Agosto a Berlino. Io come minimo non arriverei in tempo sul posto, nonostante il link diretto sull’evento Facebook. “Ah ma ci sono di nuovo i lavori sulla U6, allora niente rivoluzione”. Ma come hanno fatto in Francia a riunire così tanta gente nel 1789 senza Internet? Che poi non era Agosto ma Luglio, ma comunque fa caldo e la gente non va agli eventi politici neanche se ha messo “Parteciperò”. Abbiamo perso un sacco di cose, in questo progresso, ma non la voglia di lasciar morire la gente a caso per pretesti neocoloniali che “no, ma io non sono razzista, non c’entra nulla, è che andrebbero aiutati a casa loro”. Quando la gente dice così sento l’ansia che sale come se mi puntassero una baionetta contro, come quando aumenta l’affitto perché sì, perché si può fare anche se la casa è la stessa e anzi, ti si sono rotte due prese in salotto. Infatti i CCCP li sto ascoltando con le cuffie, e non lo so più dove è casa mia. Quando mando una lettera al mio indirizzo italiano, per far arrivare qualcosa alla mia famiglia, continuo a pensare che sia casa mia. La casa sono le persone e poi si muore. Non c’è tanto tempo per stare a dire e fare nazioni e confini. Dovremmo piacerci di più a priori, come una madre che lika i post della figlia che vorrebbe diventare una scrittrice senza leggerli prima. Ripeto queste cose anche alla mia psicologa ogni Martedì, in salsa diversa, con una serie di esercizi di stile che però in tedesco mi vengono peggio. La terapia è un po’ la versione atea della confessione, il suo studio è una cappella di ascolto, una chiesa con panche più comode e un concept migliore.

#queneauchallenge #esercizidistile #sogno #8

SOGNO

Vorrei urlare ma non esce alcun suono dalla mia bocca, non riesco a muovermi dal letto e intorno a me girano strani personaggi. Uno sembra il tipo che mi piaceva al liceo ma il volto è sfocato, poi c’è una ragazza che mi fissa e ci sono i miei genitori. È come se vedessi tutto attraverso l’armadio a specchi, aspetta ma non sono in casa mia! Riesco ad alzarmi e scopro di essere in una specie di hotel, con mobili barocchi e un sacco di dorature che tendono all’arancione, assomiglia a casa dei miei nonni ma non lo è. Ci sono un sacco di cose per terra e continuo a calpestarle. Qualcuno sbatte forte una porta e sento una paura che sale. Una delle figure sembra un ufficiale, un soldato, mi segue, e io continuo a inciampare e ad avere la sensazione che mi manchi il tempo. D’un tratto sparisce tutto e la ragazza, da sotto al tavolo, si alza e mi bacia e iniziamo a danzare. Non c’è luce, la città dalla finestra sembra una metropoli post-apocalittica. Suona il cellulare ma non riesco a rispondere e inizio a sentirmi in colpa. Vorrei potervi salutare tutti ma non mi basta il tempo, domani torno a Berlino. E vorrei fare l’amore con qualcuno ma è come se non ci fossero luoghi chiusi, non ci sono porte in questo hotel? Cerco il mio ragazzo, mi chiedo cosa abbia visto della scena prima, lo vedo in lontananza, corro tantissimo ma lui sparisce come Patroclo nelle braccia di Achille non appena lo tocco. Qualcuno mi ha fatto un regalo ma non mi piace, eppure si è impegnato tanto. Sono solo un’egoista. Cerco di mettere in ordine per terra, mi hanno regalato un marsupio e una saga fantasy di quando ero piccola, abbraccio mia madre e                                                                                  

A questo punto mi sveglio con l’affanno: sono sul bus e mancano ancora due fermate prima della mia seduta settimanale.

#queneauchallenge #esercizidistile #retoricapopulista #6

RETORICA POPULISTA ( non presente nell’originale di Queneau, ma necessaria)

Buongiorno Amici, oggi mi sono svegliata molto presto perché si sa che si svegliano #primagliitaliani anche all’estero. O fatto i miei esercizi per la cervicale e poi mi sono gustata un bel caffè italiano. Solo musica del mio paese nei miei orecchi, orgoglio nazionale i CCCP. Mentre danzavo, il mio fidanzato del Sud- perché noi AMIAMO il Sud- era ovviamente in ritardo e non aveva voglia di andare a lavorare. Se continua così, stasera #portichiusi. Adesso mi metto al lavoro per voi amici, ripulisco questo salotto di tutti questi volantini sinistroidi e oggetti da Pdioti e combatto l’immigrazione da dentro. Fascismo? Nazismo? Adesso si sono inventati pure i marsupi per fare propaganda, questi scansafatiche dei centri sociali! Ruspa, ruspa! Devo correre dal dottore e occuparmi della mia famiglia, ma non appena torno troverò il tempo per qualche bufala sicuramente 😊 continuate a seguirmi amici e vi riempirò di posti di lavoro ❤ E invece la Merkel che fa? E allora il PD? Un bacione anche ai rosiconi coi rolex che seguono la mia pagina, fatevi vedere da uno bravo ❤

Questo blog è un immigrato

Da quando ho aperto questo blog non solo Youtube mi fa vedere di continuo le pubblicità di Godaddy, Wix e altri magnifici posti virtuali che beneficerebbero dal tuo aprire un blog con loro, ma ho la casella di Posta piena di tutorial di WordPress. In uno di questi c’è scritto di fare un post come questo che sto facendo e mettere l’#bloggingfundamentals. Sì, mi piace la trasparenza. Il post dovrebbe servire a trovare i miei lettori e diventare non solo il CEO del blog ma pure un SEO ed un esperto di marketing. Purtroppo quello che io percepisco è che, alla fine, di quello che scrivo, del livello, frega poco o nulla. L’importante è che visualizzate, raga. Però appunto come diceva Guy Debord il sistema va sovvertito da dentro, quindi eccomi. Il mio lettore modello è più per la semiotica che per il clickbait, è un individuo immigrato nel senso ampio del termine. Credo si possa essere immigrati nei più disparati modi. Per me è facile, perchè sono un’Italiana a Berlino e la seconda informazione che si riceve dalla mia persona, dopo il fatto che sono una donna, a quanto pare, è che non sono autoctona; ma mi sono sentita immigrata in tanti altri modi. Anche se si sa perfettamente la lingua e in realtà non ci si è mai mossi da casa ci si può sentire immigrati, ci si può sentire immigrati nel corpo sbagliato, immigrati perchè ci si è mossi in nuovi campi sconosciuti dove non siamo rappresentati, immigrati perchè qualcuno improvvisamente decide che lo siamo . Vi vorrei benvenutare tutti, qualsiasi sia il vostro tipo di immigrazione e ringraziare perchè se non ci fossero gli immigrati il mondo non andrebbe da nessuna parte. Il mio lettore modello non è un razzista, non è sessista, maschilista, nazionalista, intollerante (Ok latticini e glutine) e sa solo quello che non è. Vi aspetto, al di là delle linee gialle.

#queneauchallenge #esercizidistile #metaforicamente #4

METAFORICAMENTE

Il mattino del gufo è di arancione inciampo, di politiche di enjambement e di solitudine spaventata. I dintorni d’amore si affrettano nei paraphernalia del tempo. Volando su musiche che non sono più, il rapace pensa a quanto non basti il buio, non sia abbastanza per cullarsi nelle cure parentali e negli atti mancati. Il gufo rimugina nello sconosciuto senza muoversi dal suo ramo.  

#queneauchallenge #esercizidistile #litoti #3

 LITOTI

Non proprio di pomeriggio, in un salotto berlinese non esattamente ordinato, giacciono a terra dei volantini ben poco di sinistra, avanzati dall’ultimo banchetto di Seebrücke ( una di quelle associazioni che non sono particolarmente gradite al ministro degli interni italiano). Non essendo esattamente una ballerina, mentre sto danzando i CCCP inciampo sui foglietti sparsi e su un marsupio non troppo colorato con sopra scritto “ La vita non è il massimo con i nazisti”: lo Zeitgeist a volte non è difficile da scovare. Il mio ragazzo, che non è nato con una grande concezione del tempo ma con un grande cuor di leone, sta cercando di stampare gli ultimi fogli prima di dover fuggire alle prove. Penso di non essere troppo sana mentalmente perché di lì a poco con la mia terapista parlerò di quanto non mi faccia stare bene il non avere il tempo per scrivere, ma in questo momento sto scrivendo- anche se non è un copione. A mia madre piace quando i post non sono eccessivamente lunghi e a tanta gente non dispiacerebbe se aprissi un blog e non sarebbe neanche male se iniziassi a fare sport secondo alcuni. Peccato che io sia ben lungi dall’esserne propensa.

#queneauchallenge #esercizidistile #partitadoppia #2

 PARTITA DOPPIA

Mattino prima di pranzo, nel salotto alquanto in disordine e ben poco ordinato della mia dimora e casa. In terra sul pavimento ancora giacciono e riposano i volantini e i flyer contro la propaganda (nonché le idee politiche) populiste, rimasti avanzati dall’ultimo banchetto. Mentre nel frattempo prima, danzando, ballavo i CCCP sono quasi knapp inciampata sul marsupio nero che mi hanno regalato donandomelo, con su sopra scritto “Si vive meglio e in maniera migliore senza i nazisti e i fascisti”. Rendendomene conto mi sono accorta di quanto e in quale misura sia lo Zeitgeist che lo spirito del tempo stiano nelle piccole-piccole cose. Non studio non lavoro non guardo la tv e non la osservo neanche. Luca, il fidanzato nonché partner e compagno, stampa all’ultimo alla fine delle alcune cose di fogli prima antes di fuggire e scappare alle prove. Io me stessa e Gufo mi trovo in quel luogo-stanza arancione di un mattino prima di pranzo berlinese a Berlino, con né sole né raggi né luce né Luca. Aspetto in attesa di andare dalla mia psicologa e terapista alla quale dirò e narrerò con accento e pronuncia italiana quanto mi fa stare male il non potere avere tempo per scrivere tutto il giorno, per tutta la giornata, il nuovo copione Regiebuch dello spettacolare spettacolo e mi debba sfogare con minuscoli post microscopici su facebook, che poi magari mia madre mipiacciando lika senza neanche leggerli perché sono very troppo lunghi ma mi vuole un amore di bene. Terrore e ansia ridondanti quando la gente- e le persone poi -dicono che dovrei e farei meglio ad aprire un blog come quando enunciano e dichiarano che fare sport e dedicarmi ad un’attività sportiva sarebbe meglio per me.