LOGO-RALLYE (Istruzioni: inserire nel racconto le parole dote, baionetta, nemico, cappella, atmosfera, Bastiglia, lettera)
L’atmosfera è la solita tendente all’arancione. Sto ballando
ma non è la mia dote, ecco, io so fare a scrivere, quello sì, ma il movimento
mi è nemico. Tuttavia mi sono svegliata con la forza di prendermi la Bastiglia.
Inciampo su alcuni volantini per terra, e sul marsupio che mi hanno regalato
durante l’ultimo banchetto contro i populismi di destra e le politiche che
fanno morire la gente in mare per mancate capacità organizzative. Perché poi il
succo è quello. L’emergenza umanitaria è solo una mancata re-organizzazione,
mancata per una serie di tornaconti che non sono neanche ideologici, bensì pure
rivendicazioni psicologiche di gente che al potere non ci sarebbe mai dovuta
arrivare, ma sarebbe dovuta rimanere a fare le gare a chi ce l’ha più grosso. E
stiamo lì con Facebook a fare gli eventi, un sacco di artistico attivismo, ma
il popolo non si sa più chi è. Abbiamo un po’ perso certe capacità
organizzative, credo, in generale, come abbiamo perso quelle di orientamento
perché tanto c’è google maps. Io penso a cose tipo la Bastiglia, mentre Luca
cerca di stampare all’ultimo i fogli per le prove e se ne va, penso a come
sarebbe una presa della Bastiglia ora qui, ad Agosto a Berlino. Io come minimo
non arriverei in tempo sul posto, nonostante il link diretto sull’evento
Facebook. “Ah ma ci sono di nuovo i lavori sulla U6, allora niente
rivoluzione”. Ma come hanno fatto in Francia a riunire così tanta gente nel
1789 senza Internet? Che poi non era Agosto ma Luglio, ma comunque fa caldo e
la gente non va agli eventi politici neanche se ha messo “Parteciperò”. Abbiamo
perso un sacco di cose, in questo progresso, ma non la voglia di lasciar morire
la gente a caso per pretesti neocoloniali che “no, ma io non sono razzista, non
c’entra nulla, è che andrebbero aiutati a casa loro”. Quando la gente dice così
sento l’ansia che sale come se mi puntassero una baionetta contro, come quando
aumenta l’affitto perché sì, perché si può fare anche se la casa è la stessa e
anzi, ti si sono rotte due prese in salotto. Infatti i CCCP li sto ascoltando
con le cuffie, e non lo so più dove è casa mia. Quando mando una lettera al mio
indirizzo italiano, per far arrivare qualcosa alla mia famiglia, continuo a
pensare che sia casa mia. La casa sono le persone e poi si muore. Non c’è tanto
tempo per stare a dire e fare nazioni e confini. Dovremmo piacerci di più a
priori, come una madre che lika i post della figlia che vorrebbe diventare una
scrittrice senza leggerli prima. Ripeto queste cose anche alla mia psicologa
ogni Martedì, in salsa diversa, con una serie di esercizi di stile che però in
tedesco mi vengono peggio. La terapia è un po’ la versione atea della
confessione, il suo studio è una cappella di ascolto, una chiesa con panche più
comode e un concept migliore.